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De maligni lontane, a i fidi orecchi
Si mormoràro i delicati arcani. 310
Ivi la coppia de gli amanti a lato
Dell arbitra sagace o i nodi strinse;
O calmò l ira, e nuove leggi apprese.
Ivi sovente l amador faceto
Raro volume all altrui cara sposa 315
Lesse spiegando; e con sorrisi arguti
Fe tra i fogli notar lepida imago.
Il fortunato seggio invidia mosse
De le sedie minori al popol vario:
E fama è che talora invidia mosse 320
Anco a i talami stessi. Ah perchè mai
Letteratura italiana Einaudi 157
Giuseppe Parini - Il giorno
Vinto da insana ambizione uscìo
Fra lo immenso tumulto e fra il clamore
De le veglie solenni! Avvi due Genj
Fastidiosi e tristi, a cui dier vita 325
L Ozio e la Vanità, che noti al nome
Di Puntiglio e di Noia, erran cercando
Gli alti palagi e le vigilie illustri
De la prole de numi. Un ne le mani
Porta verga fatale, onde sospende 330
Ne miseri percossi ogni lor voglia;
E di macchine al par, che l arte inventi
Modera l alme a suo talento e guida:
L altro piove da gli occhi atro vapore;
E da la bocca sbadigliante esala 335
Alito lungo, che sembiante a i pigri
Soffi dell austro, si dilata e volve,
E d inane torpor le menti occùpa.
Questa del Canapè coppia infelice
Allor prese l imperio; e i risi e i giochi 340
Ed Amor ne sospinse. Il trono è questo
Ove le madri de le madri eccelse
De primi eroi esercitan lor tosse;
Ove l inclite mogli, a cui beata
Rendon la vita titoli distinti 345
Sbadigliano distinte. Ah, se tu sai,
Fuggi ratto o signor, fuggi da tanto
Pernicioso influsso: e là fra i seggi
De le più miti dèe, quindi remoto
Con l alma gioventù scherza e t allegra. 350
Quanta folla d eroi! Tu, che modello
D ogni nobil virtù, d ogn atto eccelso,
Esser dei fra tuoi pari, i pari tuoi
A conoscere apprendi; e in te raccogli
Quanto di bello e glorioso e grande 355
Sparse in cento di loro arte o natura.
Altri di lor ne la carriera illustre
Letteratura italiana Einaudi 158
Giuseppe Parini - Il giorno
Stampa i primi vestigi; altri gran parte
Di via già corse; altri a la meta è giunto.
In vano il vulgo temerario a gli uni 360
Di fanciulli dà nome; e quelli adulti,
Questi già vegli di chiamare ardisce:
Tutti son pari. Ognun folleggia e scherza;
Ognun giudica e libra; ognun del pari
L altro abbraccia e vezzeggia: in ciò sol tanto 365
Non simili tra lor, che ognun sua cura
Ha diletta fra l altre onde più brilli.
Questi è l almo garzon, che con maestri
Da la scutica sua moti di braccio
Desta sibili egregi; e l ore illustra 370
L aere agitando de le sale immense,
Onde i prischi trofei pendono e gli avi.
L altro è l eroe, che da la guancia enfiata
E dal torto oricalco a i trivj annuncia
Suo talento immortal, qualor dall alto 375
De famosi palagi emula il suono
Di messagger, che frettoloso arrive.
Quanto è vago a mirarlo allor che in veste
Cinto spedita, e con le gambe assorte
In amplo cuoio, cavalcando a i campi 380
Rapisce il cocchio, ove la dama è assisa
E il marito e l ancella e il figlio e il cane!
Quegli or esce di là dove ne fori
Si ministran bevande ozio e novelle.
Ei v andò mattutin, partinne al pranzo, 385
Vi tornò fino a notte: e già sei lustri
Volgon da poi che il bel tenor di vita
Giovinetto intraprese. Ah chi di lui
Può sedendo trovar più grati sonni
O più lunghi sbadigli; o più fiate 390
D atro rapè solleticar le nari;
O a voce popolare orecchi e fede
Prestar più ingordo e declamar più forte?
Letteratura italiana Einaudi 159
Giuseppe Parini - Il giorno
Ecco che il segue del figliuol di Maia
Il più celebre alunno, al cui consiglio 395
Nel gran dubbio de casi ognaltro cede;
Sia che dadi versati, o pezzi eretti,
O giacenti pedine, o brevi o grandi
Carte mescan la pugna. Ei sul mattino
Le stupide micranie o l aspre tossi 400
Molce giocando a le canute dame.
Ei, già tolte le mense, i nati or ora
Giochi a le belle declinanti insegna.
Ei la notte raccoglie a sè dintorno
Schiera d eroi, che nobil estro infiamma 405
D apprender l arte, onde l altrui fortuna
Vincasi e domi; e del soave amico
Nobil parte de campi all altro ceda.
Vuoi su lucido carro in dì solenne
Gir trionfando al corso? Ecco quell uno, 410
Che al lavor ne presieda. E legni e pelli
E ferri e sete e carpentieri e fabbri
A lui son noti: e per l Ausonia tutta
È noto ei pure. Il Càlabro di feudi
E d ordini superbo; i duchi e i prenci, 415
Che pascon Mongibello; e fin gli stessi
Gran nipoti Romani a lui sovente
Ne commetton la cura: ed ei sen vola
D una in altra officina in fin che sorga,
Auspice lui, la fortunata mole. 420
Poi di tele ricinta, e contro all onte
De la pioggia e del sol ben forte armata,
Mille e più passi l accompagna ei stesso
Fuor de le mura; e con soave sguardo
La segue ancor sin che la via declini. 425
Vedi giugner colui, che di cavalli
Invitto domator divide il giorno
Fra i cavalli e la dama. Or de la dama
La man tiepida preme; or de cavalli
Letteratura italiana Einaudi 160
Giuseppe Parini - Il giorno
Liscia i dorsi pilosi, ovver col dito 430
Tenta a terra prostrato i ferri e l ugna.
Aimè misera lei quando s indìce
Fiera altrove frequente! Ei l abbandona;
E per monti inaccessi e valli orrende
Trova i lochi remoti, e cambia o merca. 435
Ma lei beata poi quand ei sen torna
Sparso di limo; e novo fasto adduce
Di frementi corsieri; e gli avi loro
E i costumi e le patrie a lei soletta
Molte lune ripete! Or vedi l altro, 440
Di cui più diligente o più costante
Non fu mai damigella o a tesser nodi
O d aurei drappi a separar lo stame.
A lui turgide ancora ambe le tasche
Son d ascose materie. Eran già queste 445
Prezioso tapeto, in cui distinti
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